Angelo Speziale
Racconti di Carta e di Natura
Mostra di pittura naturalistica
dal 6 novembre al 4 dicembre
Vi aspettiamo il 6 novembre alle ore 12:00 per l'inaugurazione della meravigliosa mostra di Angelo Speziale nelle sale del Museo Malakos. Siamo felici di annunciare l'esposizione delle opere dell'artista, che durerà per un intero mese e sarà visitabile negli orari di apertura del museo.
Profilo dell’artista e presentazione della mostra
La pittura naturalistica e l’illustrazione scientifica fondano i loro principi nell’osservazione, nella descrizione e rappresentazione delle forme viventi botaniche, zoologiche e degli ambienti in cui essi vivono, adoperandosi con la massima fedeltà di trovare un equilibrio tra la complessità propria della Natura e dei suoi protagonisti e la banalizzazione delle morfologie attraverso cui essa si manifesta, esaltandone i caratteri distintivi e funzionali. Banalizzazione non va intesa come omissione ma l’esplicazione in termini comprensibili ma rigorosi delle forme complesse. Per questo motivo l’illustrazione scientifica oggi occupa ancora un ruolo importante per corredare le pubblicazioni specialistiche e divulgative, fornendo a queste un mezzo di grande impatto visivo e emotivo. I termini “pittura naturalistica”, che raggruppa gli aspetti della pittura botanica e zoologica, e “illustrazione scientifica” sono spesso usati con una accezione simile ma si preferisce utilizzare pittura naturalistica e le sue derivazioni come rappresentazione con finalità divulgative. I canoni basilari per la costruzione della moderna iconografia naturalistica restano ancora quelli redatti in epoca rinascimentale, generati dalla collaborazione tra scienziati e artisti, che scardinarono le infondate interpretazioni dei fenomeni naturali radicatesi nel Medioevo, approdando così a una nuova concezione dello studio e della rappresentazione delle forme viventi. Ciò diede il via alle prime e innumerevoli opere a stampa di divulgazione scientifica. La storia dell’iconografia scientifica è cambiata nel corso dei secoli e la descrizione della Natura ha assunto tratti sempre più moderni e confacenti alle esigenze divulgative dei tempi correnti. Oggi, pur persistendo ancora in alcuni artisti qualche residuo della passata epoca gloriosa, tra i contemporanei prende sempre più struttura un modo più coinvolgente e attualizzato di raccontare il mondo naturale e l’illustrazione sta abbandonando quell’idea riduttiva di semplice immagine didascalica fine a sé stessa. Una postura dinamica, la messinscena di una situazione reale, l’esaltazione di una struttura armoniosa non hanno solo il fine di far conoscere una situazione comportamentale o la morfologia di un soggetto ma portano in sé una maniera più accattivante di descrivere, anzi di raccontare gli esseri viventi e i fenomeni naturali, lontana dalla fissità spesso fredda di una tavola da erbario. Un antesignano di questa nuova forma di ritratto dei viventi in condizioni naturali fu Albrecht Durer, che già nel ‘500, da attento osservatore delle interazioni tra gli esseri viventi, introdusse l’idea molto moderna di rappresentare gli elementi naturali in associazione tra essi, secondo un preciso schema ecologico, come ad esempio nel mirabile quadro della “Grande zolla d’erba”, che può essere interpretata, oltre la composizione squisitamente artistica, come l’intuizione della Fitosociologia ante litteram. Fu affiancato, in quel fervido periodo di conoscenza e sperimentazione, da tutti quegli artisti che tra la fine del ‘400 e il ‘600 condussero studi di anatomia e sul movimento animale, quali Leonardo da Vinci, finalizzati a restituire “vita” alle loro opere. Seppure la mia ricerca di una forma espressiva personale nasce indipendentemente da qualsiasi influenza, partendo da uno stato originario più istintivo che tecnico, dovuto alla mia formazione da autodidatta, mi sono ritrovato inevitabilmente a condividere la traccia operata dai maestri del passato e in particolar modo quelli ottocenteschi, tra i quali i molti artisti che al soldo degli esploratori e dei conquistatori delle “nuove terre”, furono incaricati di ritrarre piante, animali e paesaggi e tutto ciò che era impossibile conservare fino al loro ritorno in patria. La mia interpretazione nel ritrarre la Natura si sviluppa da un’esigenza di costruire sperimentando, da un lato gli aspetti della tecnica del disegno e della pittura e dall’altra, dalla mia formazione scientifica, acquisita sulla base dei miei studi universitari e dalla lunga collaborazione, in qualità di disegnatore scientifico, con l’Ateneo di Perugia. I due aspetti, sono cresciuti di pari passo nel mio lavoro di divulgazione e sono temi di riflessione continua e hanno contribuito a delineare e sviluppare una mia concezione in senso totale della vita umana e dei fenomeni naturali, legati in modo imprescindibile l’uno con l’altro. Nascono sotto questa ottica le mie tavole naturalistiche riguardanti le faune del Lago Trasimeno e dei Parchi Naturali dell’Umbria, in cui le complesse relazioni tra i soggetti naturali e l’ambiente non sono semplicemente accennati bensì indagati e sottolineati e possibilmente evocativi di sensazioni, di emozioni e di odori. Con lo stesso intento, nelle tavole dedicate alle conchiglie, rendere manifesta la loro complessa architettura è una maniera per evidenziare che in Natura non esiste la semplificazione delle soluzioni, ma l’efficienza e il metodo, non esiste prevaricazione ma l’equilibrio e la collaborazione. Le tavole botaniche della flora spontanea, come già detto ricalcano lo schema che fu del maestro Durer, focalizzano il soggetto principale con il contorno delle erbe ad esso associate e possibilmente amo aggiungere animali che ne condividono l’ambiente da impollinatori o da predatori. Nella serie dei frutti e degli ortaggi recuperati da coltivazioni dimenticate ha prevalso da parte del committente la richiesta di tavole nello stile della Pomona Italiana del Gallesio, straordinaria pubblicazione sui frutti antichi, risalente all’800, con lo scopo di fornire al fruitore della pubblicazione i principali elementi di identificazione delle piante stesse e il piacere di confrontarsi con lavori illustrati dalla matita e dal pennello dell’artista. I quadri dedicati alle conchiglie sono esposti sia nel modo tradizionale di presentazione, recto-verso, sia attraverso una libertà artistica “sognante”, come nella serie dedicata a Siratus alabaster, nelle tavole di Tibia fusus e in quella dei Terebridi, sempre tenendo presente il rigore scientifico delle strutture. C’è sempre un lavoro continuo di ricerca espressiva nel proporre la conoscenza del mondo naturale, che non è solamente di soddisfazione per l’artista, durante il suo percorso di indagine ma anche nell’offrire vie stimolanti, spunti di riflessione per gli amanti della Natura e per coloro che non si sono mai soffermati abbastanza nell’osservarla approfonditamente.
Ingresso compreso nel biglietto di accesso al museo Malakos 3 euro a persona sopra i 6 anni
Green Pass obbligatorio
Profilo critico:
Dalla natura e oltre: Angelo Speziale
La pittura rappresenta al senso con più verità e certezza l’opere de natura, che non fanno le parole o le lettere Leonardo da Vinci, Libro di pittura Tentare di definire l’arte di Angelo Speziale è un esercizio che ci riporta alle radici del disegno come strumento di conoscenza. Un patrimonio di attitudini oggi parzialmente celato dalle molteplici sfaccettature delle ricerche artistiche contemporanee, eppure ancora ben presente in certi ambienti di nicchia come quelli in cui gravita il disegnatore folignate. Ci riferiamo all’ambito dell’arte naturalistica, intendendo con essa la più esplicita connotazione delle tecniche legate al disegno che dalla natura prendono ispirazione e ad essa guardano, tentando di riprodurne il più fedelmente possibile ogni aspetto. Arte naturalistica che non è fine a se stessa, piuttosto lo strumento migliore per descrivere l’ambiente e poco importa se oggi, 2021, siamo circondati da strumenti tecnologici sofisticatissimi in grado di catturare il vero, poiché gli artisti, a quanto pare, sono ancora i migliori interpreti della realtà, capaci di raccontarla e costruire una storia di immagini che nessuno strumento artificiale è ancora in condizione di realizzare. Così entriamo nel lavoro di Speziale, un disegnatore talentuoso dotato di acuto senso di osservazione. Artista autodidatta con una formazione universitaria in scienze biologiche, amante della natura e studioso di quest’ultima, e al tempo stesso suo interprete proprio attraverso il disegno. Un iperrealista, se volessimo per forza utilizzare termini in uso nel vocabolario delle arti visive, iperrealista della natura, capace di cogliere aspetti minuziosi, entrare talmente in profondità nell’analisi del vero da sprofondare letteralmente in quegli ambienti fatti di foglie, terra, rocce, acqua e in essi trovare insetti, volatili, roditori, animali di ogni sorta, e di questi riuscire a coglierne i più piccoli riflessi, le concrezioni, la peluria, il piumaggio. Un iperrealista a pieno titolo eppure, nel caso specifico, le etichette non ci interessano perché il lavoro di Speziale ci costringe ad abbandonare le sofisticate terminologie della contemporaneità per ritrovare la semplice essenza del disegno. E non possiamo non tornare con la mente alle parole di Leonardo da Vinci, al suo Libro di pittura o Trattato sulla pittura, a quello straordinario sforzo, cioè, di unire l’arte alla scienza testimoniando il ruolo dell’artista come ricercatore di tutte le dinamiche naturali. Nei suoi scritti Leonardo parla dei metodi attraverso cui il pittore possa imitare la natura e di come, nel far questo, concorra a studiarne le sue più intime parti: i corpi, l’orizzonte, le nuvole, la vegetazione. L’artista-scienziato, non il poeta dell’indefinito, ma il narratore dell’esistente, abile e talentuoso al servizio della conoscenza. E d’altra parte per molto tempo la letteratura scientifica si è avvalsa dell’apporto di artisti che, attraverso il disegno, permettevano al lettore di “vedere” l’oggetto descritto. E così, ancora oggi, quel talento sembra non essersi estinto e scopriamo, altresì, un mondo di pittori naturalistici attivi in contesti paralleli ai circuiti delle avanguardie. In questo ambito opera dunque Angelo Speziale che proprio a Leonardo ci fa pensare quando, come detto, si entra nel suo mondo narrativo di elementi naturali. Nel suo racconto immaginario che traduce la realtà in modo ultraversitico. E si tratta pur sempre di tavole richieste su commissione, ma che non per questo diminuiscono il loro fascino ed anzi richiamano ancora una volta quella relazione ormai dimenticata tra artista e committente. Quel sottile filo invisibile che lega l’estro del creativo alla necessità del suo stesso intervento. Ma addentriamoci ulteriormente nello specifico di questo artista: quando si parla di “racconto” s’intende la capacità di creare una sorta di narrazione finalizzata alla descrizione degli accadimenti naturali. Speziale non ci presenta semplicemente una bella raffigurazione della natura, con le sue piante, i suoi animali, gli insetti e quant’altro, piuttosto ci introduce nelle sue dinamiche: il martin pescatore, ad esempio, che punta la preda sul ciglio dell’acqua mentre poco sopra, ad ali spiegate, un falco di palude è anch’esso pronto a colpire. E ancora, in un’altra tavola, l’ambiente sommerso del Lago Trasimeno, dove nello stesso istante troviamo raggruppati i pesci, i rettili, gli insetti, ognuno intento a svolgere la propria “azione quotidiana”, come in una sorta di sceneggiatura sapientemente orchestrata da un esperto regista. Speziale non si limita a riprodurre la realtà con abilità estrema, tenta invece di catturarne l’essenza vitale, il brulicare frenetico necessario al mantenimento della biodiversità. In tal senso la pittura non resta ancorata alla semplice rappresentazione, ma si sforza di compiere un passo oltre la tentazione dell’autocompiacimento. Seguendo questa ricerca, infatti, si giunge a un superamento della tecnica, non una negazione s’intende, piuttosto un suo diverso utilizzo. Ciò lo si riscontra più facilmente in alcuni lavori recenti, dove l’artista elimina totalmente il colore soffermandosi esclusivamente sul valore del bianco e nero. Una sorta di recupero totale del disegno fin nelle più intime componenti espressive della grafite. Si tratta di lavori dove egli raffigura singoli oggetti, conchiglie in particolare, delle quali esalta il valore strutturale, un ritmo interno scandito dalla bellezza intrinseca della forma e reso ancor più misterioso dal suo riflesso. L’oggetto ritratto assume così i connotati delle ambientazioni metafisiche, una sorta di spiazzamento psicologico dove non viene meno il valore della tecnica, ma senza assumerne i connotati principali. Il disegno, invece, resta il vero protagonista, in una sorta di recupero intimo dei suoi aspetti peculiari. Come un omaggio a quelle origini nobili della pittura che già Leonardo esaltava e che ancora oggi differenziano il lavoro degli uomini da quello delle macchine. Così Speziale ci spinge al recupero della verità intesa come essenziale ricerca di forma e purezza. C’è un istinto innato nella pratica artistica che prima o poi emerge, sempre, e riguarda la consapevolezza del limite umano oltre al quale l’arte ci pone. Un limite che Michelangelo scoprì, oltre la certezza delle sue sculture, nel rapporto esistenziale con la pietra e che Leonardo aveva già manifestato attraverso la profondità della speculazione mentale. Non basta acquisire la tecnica, la conoscenza ci spinge oltre ed è proprio in questa strada che Speziale sembra diretto, nel tentativo di unire la comprensione della natura con la sapienza artigianale della pittura e infine superarla andando a cercarne la parte più segreta che inevitabilmente nasconde l’intima verità della sua essenza.
Andrea Baffoni
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